Plastica monouso: addio in Europa
L’Europa dice no alla plastica monouso. Il Parlamento Europeo ha approvato definitivamente la direttiva che vieta l’uso di questa tipologia di prodotti: piatti, bicchieri, posate, cannucce e bastoncini cotonati. Questi materiali invadono sempre di più le spiagge di tutto il mondo e sono presenti in grandi quantità anche lungo le coste italiane.
La direttiva entrerà in vigore a partire dal 2021 e prevede, tra l’altro, che entro il 2025 le bottiglie di plastica debbano contenere almeno il 25% di materiale riciclato, per passare al 30% entro il 2030. Inoltre, la legge rafforza il principio secondo cui “chi inquina paga”, sensibilizzando in particolare i produttori di tabacco e di attrezzi da pesca: i primi saranno chiamati in causa per quanto riguarda il riciclo di filtri e mozziconi di sigarette, mentre i secondi saranno responsabili dei costi della raccolta delle reti disperse in mare.
Si tratta di una direttiva che punta a ridurre l’impatto ambientale della plastica monouso e prevede un arco temporale entro il quale ogni Paese dovrà adeguarsi. Secondo la relatrice del provvedimento, Frederique Ries, questo permetterà di ridurre il danno ambientale di circa 22 miliardi di euro.
Plastica monouso, la situazione in Italia: qualche dato
Nel nostro Paese, circa il 41% dei rifiuti viene riciclato. L’Italia può quindi considerarsi tra le nazioni mediamente virtuose a livello di tutela ambientale, dato che si trova tra i primi Paesi europei dopo la Germania e la Spagna per tasso di riciclo. Nel dettaglio, l’85% dei comuni italiani che ricicla si trova al nord. Due, poi, sono le zone d’Italia attualmente “plastic free”: si tratta del comune di Scandicci, in provincia di Firenze, e della riviera romagnola. In particolare, il sindaco del comune fiorentino ha vietato i prodotti di plastica monouso agli eventi pubblici a partire dal 1 luglio 2019. Inoltre, il comune favorisce già l’uso di materie prime rinnovabili come le bioplastiche e sfrutta eventi, sagre, manifestazioni e feste come occasione per promuovere l’ecosostenibilità e la cultura ambientale, cercando di sensibilizzare sul tema e orientando a comportamenti più consapevoli a livello ambientale, scopo primario del provvedimento preso dall’UE.
La tematica della tutela ambientale è ormai nota a tutti. Naturalmente, l’Italia non è la sola a essersi attivata per cercare di salvaguardare il nostro pianeta. Sui social media, infatti, è nata la “Trashtag Challenge”: una sfida ambientalista diventata virale. L’iniziativa è partita da un cittadino dell’Arizona, Byron Roman, che ha postato una foto di un bosco del Guatemala prima e dopo essere stato ripulito dalla spazzatura. Il gesto del cittadino americano ha spinto molti altri in tutto il mondo ad andare in luoghi coperti di immondizia, per raccoglierla e postare le foto del “prima” e del “dopo”, mostrando il proprio impegno per la tutela dell’ambiente.
Un dato allarmante per quanto riguarda l’inquinamento da plastica, invece, è emerso dallo studio “No plastic in nature: assessing plastic ingestion from nature to people” commissionato dal WWF. La ricerca rivela che, in media, nell’arco di una settimana ognuno di noi ingerisce circa 5 grammi di microplastiche, principalmente bevendo acqua in bottiglia e dal rubinetto, per un totale di 250 grammi di microplastiche ingerite all’anno. È quindi fondamentale, da una parte adeguarsi alla normativa UE recentemente approvata; e dall’altra cercare di contribuire con i piccoli gesti quotidiani alla salute del nostro pianeta.
Plastica monouso, stop. Ma è davvero così?
Lunedì 1 luglio si è tenuto presso Il Sole24Ore il convegno “Divieti sulla plastica monouso, tra fake news e realtà. Il valore delle bottiglie in PET: qualità, sicurezza e sostenibilità di un materiale riciclabile al 100%”, indetto da Assobibe, Corepla e Mineracqua. Secondo i maggiori esperti italiani del settore, la nuova normativa dell’UE non mette al bando tutti i prodotti di plastica monouso, ma ne disciplina la produzione e il riciclo.
Giangiacomo Pierini, vice presidente di Assobibe, afferma che la cattiva informazione porta molti a pensare che le bottiglie monouso di PET non siano riciclabili e che siano altamente inquinanti. In realtà, il PET è riciclabile al 100% e assicura la qualità del prodotto che contiene. Inoltre, il vice presidente di Mineracqua, Ettore Fortuna, ribadisce che «La direttiva dice che è fondamentale innanzitutto aumentare la raccolta differenziata, sia da parte dei cittadini che da parte dei comuni, prima ancora di pensare a soluzioni alternative alla plastica, alle quali siamo comunque aperti».
Non è chiaro, quindi, se la nuova disposizione vieti in maniera definitiva tutti i prodotti di plastica monouso o se, invece, ribadisca più semplicemente l’importanza del singolo di impegnarsi nella raccolta differenziata e più in generale di salvaguardare l’ambiente.
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